Quando i cani arrecano disturbo alla quiete pubblica? La legge impone dei limiti al diritto di abbaiare del cane? Cosa sostiene la giurisprudenza al riguardo e quali sono i parametri per valutare l’effettivo disturbo? Scopriamolo insieme ripercorrendo la normativa e le sentenze più importanti degli ultimi anni.
Secondo l’ordinamento italiano, il cane ha diritto di abbaiare nei limiti in cui non disturba la quiete pubblica. Rileviamo, dunque, un principio generale che non fa luce sulla questione in modo preciso e lo stesso problema lo notiamo anche con la giurisprudenza.
Infatti, sappiamo tutti che un cane non ha la capacità di trattenersi né di valutare fino a dove può spingersi con il suo verso, pertanto la responsabilità, quando eccede causando disturbo agli altri, ricade esclusivamente sul proprietario.
I diritti del cane: quando può abbaiare?
Secondo una pronuncia del Giudice di Pace di Rovereto dell’11 settembre 2006, chiamato a pronunciarsi su una lite tra due inquilini a causa del continuo abbaiare del cane di uno dei due condòmini, ogni cane ha diritto di abbaiare e nessuno può impedirglielo. Questo significa che la libertà di esprimersi con il proprio verso viene ritenuto un diritto essenziale dell’animale.
Un principio confermato anche dal giudice del Tribunale di Lanciano nella sentenza del 19 giugno del 2012, con la quale ha sancito il “diritto di abbaiare” dei cani, in particolar modo quando qualcosa o qualcuno tenti di avvicinarsi al loro territorio, sempreché non superino la soglia di tollerabilità prevista dall’art. 844 del codice civile. In via esemplificativa, possiamo affermare che il cane ha diritto ad abbaiare soprattutto quando percepisce una minaccia al territorio che ritiene di sua appartenenza.
Quando i cani arrecano disturbi alla quiete pubblica? Scopriamolo insieme ripercorrendo la normativa degli ultimi anni.
Soglia di tollerabilità e limite dei decibel: quanto può abbaiare un cane?
A proposito di rumori molesti, il codice civile contiene una regola generale secondo la quale i rumori che non superano la normale tollerabilità non possono essere contestati né vietati, tenendo conto anche degli orari in cui vengono realizzati. A tal proposito, i rumori posti in essere non devono superare i 5 decibel dalle 6:00 alle 22:00 di sera, mentre nelle ore notturne non devono oltrepassare i 3 decibel.
Possiamo misurare il superamento dei limiti con uno speciale strumento chiamato fonometro, che consente di stabilire se il frastuono prodotto dal cane concretamente supera la tollerabilità prevista dalla legge. Ulteriori variabili da considerare sono l’insistenza o meno del frastuono, il rumore di fondo prodotto dalla strada che si trova intorno e l’imprevedibilità di tale fastidio.
In molti casi è il regolamento condominiale a stabilire le ore nelle quali i cani possono o meno abbaiare, mentre in alcune località è il regolamento comunale a fissare i divieti e i limiti da rispettare in caso di rumori e le relative fasce orarie in cui è ammesso il superamento del limite di accettabilità. Vi sono, inoltre, alcuni regolamenti, sia condominiali che comunali, che contengono il divieto esplicito di tenere animali da compagnia in casa, in giardino o nel cortile. Divieto che può essere superato solo con l’ottenimento di uno speciale nullaosta da richiedere all’ufficio comunale, con il quale viene autorizzata la presenza del cane in quel luogo.
Oltre tale regola generale, l’ordinamento lascia ai tribunali l’arduo compito di dirimere le controversie che ruotano intorno ai disturbi causati dall’abbaiare dei cani, per questo vengono spesso in rilievo gli articoli 844 del codice civile e il 659 del codice penale che vietano, nel primo caso, le immissioni di rumore oltre la normale tollerabilità e sanzionano, con la seconda norma, il disturbo della quiete pubblica.
Cani e disturbo della quiete pubblica: quali sono le conseguenze per il proprietario?
Quando i cani abbaiano molto forte e in modo continuativo, possono effettivamente arrecare un disturbo alla quiete pubblica, quindi ai vicini di casa e a tutti i residenti del condominio. Il proprietario, in tale ipotesi, rischia il pagamento di una sanzione pecuniaria fino a euro 309 e l’arresto fino a tre mesi. Non solo, poiché il disturbo della quiete pubblica rientra nei reati procedibili d’ufficio, è sufficiente la denuncia o la segnalazione di uno dei vicini per consentire alle forze dell’ordine di intervenire per porre fine al disturbo. Inoltre, previa autorizzazione del tribunale e se sussiste il pericolo di reiterazione del reato, le forze dell’ordine possono procedere al sequestro preventivo del cane.
Con la sentenza n. 40329 del 22 maggio 2014, la Cassazione penale ha specificato che per integrare il reato ex art. 659 del codice penale occorre provare che gli schiamazzi e i rumori provocati dall’animale abbiano anche solo l’attitudine a disturbare un certo numero di persone, a prescindere dall’effettivo compimento del fatto. Il reato di disturbo della quiete, infatti, è un reato di pericolo per la cui punizione è sufficiente la sola attitudine a ledere il bene e non anche il suo concreto verificarsi.
Quando, invece, il rumore causato dal cane infastidisce solo poche persone, siamo di fronte a un illecito civile per il quale non è possibile procedere con denuncia ma esclusivamente attraverso un legale. Questi, raccolte le dichiarazioni del cliente, dovrà fare ricorso in Tribunale per chiedere di porre fine ai rumori con un provvedimento ad hoc che può avere ad oggetto, ad esempio, l’insonorizzazione della casa.
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