In questo appuntamento per la rubrica “DALLA PARTE GIUSTA”, a Maremma in diretta, abbiamo parlato dei pericoli della scuola.
Specifico riferimento agli episodi di BULLISMO SCOLASTICO.
E’ stato interessante ascoltare il punto di vista dei docenti, grazie alla partecipazione di David la Mantia (Docente e Poeta), dei Dirigenti Scolastici, con il dott. Cristiano Lena, dell’Istituto Comprensivo di Civitella Paganico (GR).
C’è stata l’opportunità di comprendere le conseguenze psicologiche degli atti di bullismo, attraverso le parole della Dott.ssa Patrizia Santovecchi, Psicologa e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici, con sede a Firenze (O.N.A.P.)
L’evento è stato molto seguito sul web e questo ci fa molto piacere. Continueremo a collaborare con Maremma in diretta, perché crediamo che sia fondamentale diffondere analizzare gli aspetti giuridici di quegli episodi di vita, che sembrano così lontani, ma sono invece tanto vicini alla vita quotidiana di tutti.
LA STORIA
La prima indagine sul bullismo a scuola, in Italia, è stata condotta nell’anno 2001: (visionabile QUI).
Si tratta, dunque, di una indagine piuttosto recente, eppure il bullismo è sicuramente un fenomeno che si è manifestato molto più lontano nel tempo e la scuola ne è sempre stata un luogo in cui gli episodi si sono verificati, ma è anche quel luogo che può aiutare a contrastarlo.
In particolare, si è iniziato a studiare il bullismo ed a parlane nel 1978, in Norvegia. Nel 1987 il fenomeno è entrato nel dibattito pubblico, attraverso la pubblicazione di questo termine e di ciò che lo riguardava su riviste e giornali.
Pioniere degli studi sul fenomeno è stato Dan Olweus.
Nel 1996 ha affermato: “Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni” (D. Olweus, Bullismo a scuola: ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Firenze, 1996, p.11)
I PERICOLI NELLA SCUOLA
GLI ATTUALI SVILUPPI
Il bullismo facilmente associato a screzi e conflitti caratteriali tra compagni è stato ed è ancora oggi, molto spesso, sottovalutato.
Sottovalutare è uno dei comportamenti sbagliati di coetanei ed adulti, che ne incrementano l’offensività.
Ignorare è l’altro aspetto del problema. Chi assiste e non interviene.
Non fare nulla è come assecondare, rendersi partecipe di quell’azione.
Nel corso del dibattito, è emersa la difficoltà, nonostante l’impegno quotidiano profuso da Dirigenti Scolastici e Docenti, nell’affrontare le situazioni più a rischio. E’, altresì, stata evidenziata, a gran voce, l’urgenza di insistere sulla costruzione di un rapporto collaborativo costante e continuo tra famiglia e istituzione scolastica.
Famiglia e Scuola rappresentano, dunque, un binomio imprescindibile dal quale non ci si può sottrarre, per far sì che i nostri ragazzi non subiscano, né si rendano artefici di azioni di cui pentirsi in futuro.
Bulli non si nasce, si diventa. Vittima non si nasce, si diventa. E’ questo che accomuna i due protagonisti della vicenda.
Analizzare come si diventi l’uno e l’altra potrebbe essere la strada da percorrere perché di bullismo non si parli più.