Analizziamo insieme se è possibile richiedere al proprio datore di lavoro un diverso inquadramento contrattuale.
Le nuove classificazioni
Quando parliamo di inquadramento contrattuale ci riferiamo all’ambito del contratto di lavoro, che va a definire chiaramente il ruolo che al lavoratore viene assegnato nell’ambito aziendale, le funzioni e le mansioni specifiche del suo incarico e la retribuzione spettante in base appunto all’inquadramento stabilito nel contratto sottoscritto.
Le nuove classificazioni introdotte nella contrattazione collettiva tendono all’inquadramento unico, cioè all’inquadramento delle qualifiche operaie, impiegatizie, intermedie, nello stesso livello di retribuzione.
Ora le categorie sono chiamate livelli in parte comuni a operai e impiegati, con riduzione quindi dei differenziali retributivi.
I livelli raggruppano profili professionali individuati non più sulla base della descrizione delle mansioni, ma piuttosto, sulla base delle caratteristiche professionali (abilità, conoscenza, esperienza) della prestazione del lavoratore.
Analizziamo l’art. 2103 del Codice Civile
Capita spesso che i lavoratori svolgano attività e mansioni, che secondo quanto stabilito dalle leggi sul diritto del lavoro, dovrebbero avere accettato sia un livello superiore da parte del datore di lavoro, sia una maggiore retribuzione sullo stipendio.
Infatti l’articolo 2103 del Codice Civile stabilisce questa possibilità chiaramente: “Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni riconducibili allo stesso livello di inquadramento delle ultime effettivamente svolte“. Nella parte finale dell’articolo si legge che: “Nel caso di assegnazione a mansioni superiori il lavoratore ha diritto al trattamento corrispondente all’attività svolta, e l’assegnazione diviene definitiva, salva diversa volontà del lavoratore, ove la medesima non abbia avuto luogo per ragioni sostitutive di altro lavoratore in servizio, dopo il periodo fissato dai contratti collettivi, anche aziendali, stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o, in mancanza, dopo sei mesi continuativi”.
L’inquadramento, quindi, può essere cambiato durante gli anni, da parte del lavoratore, che può crescere professionalmente oppure essere indirizzato su compiti con responsabilità diversa o maggiore rispetto alla precedente.
Come fare quindi?
In alcune situazioni la domanda di inquadramento superiore è nelle mani del datore di lavoro che decide a riguardo. In altre, alla luce della normativa del Ccnl, il lavoratore ha diritto ad essere inserito e classificato all’interno di un livello maggiore di inquadramento contrattuale.
C’è da precisare che l’inquadramento contrattuale del lavoratore deve essere sempre superiore rispetto a quello attuale, mai inferiore.
Nello specifico il datore di lavoro può trasformare il livello per mansioni superiori, chiedendo esplicitamente al lavoratore di svolgere le diverse attività.
Un’altra modalità può essere quella che il datore di lavoro richieda al lavoratore di svolgere, prima della modifica dell’inquadramento, mansioni elevate rispetto al contratto sottoscritto. In questo caso il lavoratore ha diritto al pagamento dell’attività nella misura corrispondente.
Questa assegnazione superiore diventa infatti definitiva e quindi il legislatore ha previsto il passaggio di livello automatico, se ciò avviene per sei mesi consecutivi.
Il passaggio quindi dipende dall’accordo delle parti: datore di lavoro e lavoratore.
Come richiedere un diverso inquadramento contrattuale?
La richiesta per un aumento di livello si effettua tramite una lettera scritta indirizzata al datore di lavoro che dovrà accoglierla ricorrendone i presupposti. Se invece il diritto ad un maggiore inquadramento è per legge riconosciuto in automatico al lavoratore, il datore di lavoro non può esimersi dall’accettare. In caso contrario si procederà con un ricorso innanzi al Tribunale del Lavoro competente per vedere riconosciuti i propri diritti.
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