OGGI LA CAMERA MINORILE, insieme a
NEUROPECULIAR – Movimento per la Biodiversità Neurologica e ASSOCIAZIONE ITALIANA PERSONE DOWN- Sez.Grosseto, ha inviato alla cortese attenzione dell’Assessore all’Istruzione della Regione Toscana, Dott.ssa Cristina Grieco, un documento avente ad oggetto: istanza congiunta alla Regione Toscana sul tema “Scuola, DaD e prospettive future”.
Si tratta di un documento articolato, che scaturisce da un ampio confronto tra maestre, docenti, insegnanti, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, e soprattutto genitori. E’ un piccolo contributo che vuole evidenziare quelle che sono le criticità della DaD, con particolare riguardo al tema dell’inclusione delle persone neurodiverse ed al mondo delle disabilità.
Ne riportiamo il contenuto, non potendo postare il documento.
“Pregiatissima,
nell’emergenza sanitaria che ci troviamo a vivere, la comunità scolastica si è trovata a dover assumere la “didattica a distanza” come unica modalità possibile, per proseguire il percorso di apprendimento e la relazione educativa. L’avvento così impetuoso ed improvviso del digitale ha destato molte resistenze ed ha messo in evidenza molteplici criticità.
La DaD è, al momento, l’unica scelta fattibile per continuare ad erogare la didattica. La possibilità di un confronto, docenti-famiglie-studenti, su come si sta articolando, sui suoi pregi e sulle carenze, sarebbe auspicabile per avere la possibilità di integrare le diverse esperienze, evidenziando punti di forza e debolezza, per trovare soluzioni.
Partendo proprio da chi fa esperienza e vive la DaD in questo accidentato contesto, la Camera Minorile di Grosseto ha accolto le istanze e le proposte di docenti e genitori e si è confrontata con altre realtà associazionistiche, con particolare riguardo al mondo della neurodiversità e della disabilità.
Le difficoltà degli alunni con disabilità
L’Associazione Italiana Persone Down, Sezione di Grosseto, in persona di Sara Restante, ha evidenziato quelle che sono, in particolare, le difficoltà che, nel quotidiano, gli alunni con disabilità intellettive e relazionali stanno riscontrando. In alcuni contesti sono rimasti al di fuori di ogni logica di DaD. Ma anche con ogni più valido aiuto e sostengo “a distanza”, per loro non è possibile instaurare un efficace e concreto rapporto educativo con i propri insegnanti attraverso la webcam.
Si prende atto, dunque, della necessità di comprendere, attraverso un dialogo formativo “virtuale”, capace di raggiungere il maggior numero di realtà, ad esempio per il tramite di un sondaggio (anonimo) da somministrare a famiglie e docenti, come la DaD stia davvero funzionando. Dai risultati di quest’ultimo potranno emergere molteplici spunti di riflessione, per migliorare e potenziare la pratica della didattica a distanza, che è risultata oggi la “soluzione” più immediata ma, che non si esclude, possa continuare ad essere utilizzata anche in futuro per le condizioni che la richiederanno.
Con specifico riferimento allo stato dei servizi alla persone con disabilità, già l’Ufficio per le Politiche in favore delle Persone con Disabilità ha elaborato ed inviato alle associazioni ed enti di riferimento un questionario che intende fare il punto della situazione sui servizi di inclusione scolastica, in merito alla chiusura dei centri diurni disabili (CDD), sull’assistenza domiciliare e sulla mobilità. Il sondaggio cui auspichiamo noi riguarda in generale la DaD, il nostro ambito territoriale, e potrebbe andare ad integrare questo già predisposto a livello governativo.
La nostra proposta
Come associazioni sensibili nei confronti di questa importante tematica stiamo elaborando delle proposte, dunque, circa un possibile questionario da sottoporre, che, ad avviso di chi scrive, dovrebbe rientrare in una e vera “mappa del riavvio”, una programmazione, che chiediamo possa trovare punto di partenza nella nostra Regione, in maniera unitaria, condivisa, concertata tra i vari interlocutori, Istituti Scolastici e non solo. Le realtà territoriali che rappresentano parti della popolazione, con specifiche esigenze, con proprie condizioni e peculiarità potrebbero, in questa sede, dare il loro valido contributo.
È ovvio che la scuola dovrà ricominciare. Se la scelta del Governo è quella di non riprendere le lezioni per quest’anno scolastico, a settembre o nei mesi a seguire, dovranno essere previste modalità e strumenti che dovranno consentire un’adeguata risposta alle oramai mutevoli condizioni che dirigenti, insegnanti e studenti si troveranno a fronteggiare.
Da un punto di vista strettamente sanitario, saranno senz’altro previsti test sierologici e conseguenti tamponi per tutti coloro che frequenteranno edifici scolastici, ma le strutture dovranno necessariamente adeguarsi.
Prendiamo come esempio l’orientamento pedagogico “outdoor education”, che si è sviluppato soprattutto nel Nord Europa, che si ripropone di valorizzare l’ambiente esterno come spazio di formazione.
Si potrebbero utilizzare padiglioni aperti o tende, ponendo importanza sullo stare e il vivere all’aperto. Su questo filone, già dal 2016, a Bologna è nata una rete di scuole pubbliche all’aperto che lavora in collaborazione con l’Università. Si auspica una “grande sperimentazione pedagogica”, questa una riflessione di cui ci appropriamo. Bisogna “osare”.
Altro termine che ci sembra consono all’imminente esigenza di fronteggiare una situazione imprevista, imprevedibile, che ci ha colti impreparati, ma che ci vede tutti convinti di dovere e volere trovare soluzioni condivise e fattibili.
La necessità di lavorare in maniera congiunta
È inevitabile la necessità di “fare rete” ed utilizzare tutte le risorse territoriali che già esistono. Ad esempio, attraverso gli opportuni accordi ed eventuali protocolli, potrebbero essere messe a disposizione palestre, palazzetti, spazi comunali. Guardarci intorno. Ripensare alla scuola, dentro e fuori le aule.
Quando sarà ritenuto opportuno riportare i nostri bambini e ragazzi sui banchi, con tutte le precauzioni che dovranno essere adottate.
Lo scenario attuale ci impone di riflettere soprattutto sull’importanza e sul concetto di “inclusione”.
Riprendiamo in tal senso, le argomentazioni di Fabrizio Acanfora, autore di Eccentrico – Vincitore del Premio Dosi 2019.
“L’inclusione non è un concetto astratto ma è una pratica necessaria all’evoluzione e alla sopravvivenza di qualsiasi società e ha conseguenze positive sul benessere di ogni suo membro. Nessuna società potrà mai dirsi civile fino a che non rispetterà tutte le differenze al suo interno, fino a che non guarderà agli altri gruppi culturali non come rivali da schiacciare ma come pari, a prescindere dalla propria entità numerica.
Non ci sarà benessere (..) fino a che la cultura della maggioranza non comprenderà che le differenze non significano inferiorità e che la superiorità morale, ma che tanto dà per scontata non esiste oggettivamente ma è uno status fittizio dato da una semplice superiorità numerica.” Fabrizio Acanfora. (Eccentrico. www.fabrizioacanfora.eu).
Neuropeculiar
Ecco, riteniamo che la DaD non stia aiutando nell’incoraggiare i nostri ragazzi ad includersi ed ad includere. Ciò risulta tanto semplicistico quanto importante.
Neuropeculiar, Movimento per Biodiversità Neurologica, rappresentata in questa sede da Alice Sodi, è un’Associazione di neurodiversi che ha a cuore più di chiunque altro questo particolare aspetto, che non può essere trascurato in una situazione emergenziale come questa. La scuola per i ragazzi neurodiversi, è sempre stata una sfida notevole, anche prima della pandemia. Il contesto scolastico ha sempre peccato di scarsa informazione in merito, poca sensibilità. Molti ex studenti neurodiversi ai quali è stato chiesto cosa: “cosa cambieresti della scuola”, hanno risposto “tutto”.
L’aspetto sociale e le problematiche legate alla socialità ed alla cultura del “diverso” sono abbastanza noti, ma sull’aspetto didattico c’è ancora tanto su cui lavorare. Esistono una serie di sistemi didattici alternativi per gli alunni. Ad esempio, fare scuola “a stazioni”, che significherebbe che ogni alunno avrebbe un proprio programma settimanale, individuale, strutturato sulla base delle attitudini dei bambini, dove sarebbe possibile coltivare i propri talenti, consentendo di raggiungere gli obiettivi minimi, ma fornendo quegli strumenti e metodologie didattiche per vivere la scuola in modo personale ed individualizzato, sulla base dello stile cognitivo del singolo alunno.
Questa crisi potrebbe rappresentare la vera chiave di volta, quel terremoto capace di rimettere in gioco l’Istituzione “Scuola”, consentendo di strutturarla diversamente, migliorarla, renderla un luogo in cui tutti vorrebbero tornare, e nessuno scappare.
I riferimenti cui si accenna potrebbero rappresentare degli spunti su cui lavorare, da cui partire nella nostra Regione per avviare un percorso istituzionale vero, nelle sedi opportune, dove coinvolgere, eventualmente i soggetti che a vario titolo e nelle loro realtà si sono impegnati ed hanno dimostrato creatività e capacità di innovare e comprendere le necessità ed i bisogni e che potrebbero essere parte attiva di uno studio adeguato e di un progetto concreto.
Venendo alla nostra realtà, molti genitori, ancora oggi, a distanza di oltre un mese dalla chiusura delle scuole, evidenziano carenze, difficoltà nella gestione della DaD, nella disponibilità di molte maestre ed insegnanti. Famiglie e docenti utilizzano le proprie connessioni internet, perché la DaD è prevista, ma ognuno fa da sé. E’ pur vero che la c.d. solidarietà digitale, istituita dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, con il supporto tecnico dell’Agenzia per l’Italia Digitale, è senz’altro un utile sostegno per la riduzione dell’impatto sociale ed economico che il Coronavirus ha generato.
Il Ministero dell’Istruzione ha previsto nella sua pagina “Didattica a distanza” un vero e proprio ambiente di lavoro in progress per il supporto alle scuole. Non c’è dubbio che l’attenzione c’è, la volontà anche, l’impegno non manca. Però qualcosa evidentemente va ancora integrato.
La Regione Toscana con “L’educazione da zero a sei anni non si ferma” fornisce un valido e concreto sostegno, per evitare il rischio di deprivazione educativa. Oltre i 6 anni, quanto viene proposto in questa sede potrebbe essere uno dei tanti spunti da mettere sul tavolo delle idee.
Confidando nel ruolo imprescindibile delle Istituzioni, nell’impegno costante e nell’attenzione nei riguardi dei cittadini e dei bisogni delle famiglie e dei bambini, nel cui primario ed esclusivo interesse ogni scelta deve essere adottata, restiamo a disposizione per collaborare attivamente e fattivamente alla ricostruzione di un’Italia che vuole e deve ripartire.
Distinti Saluti
Gabriella Capone
Avvocato, Presidente della Camera Minorile di Grosseto.
Sara Restante
Presidente AIPD Sez. di Grosseto
Alice Sodi
Presidente Neuropeculiar – Movimento per la Biodiversità Neurologica”
Per approfondimenti https://www.facebook.com/cameraminorilegrosseto/