A cosa ci riferiamo quando parliamo di pedofilia culturale?
La pedofilia culturale è un fenomeno dilagante che vede protagonisti giovanissimi. Ci riferiamo dunque a quelle “immagini dei molti cartelloni pubblicitari, che tappezzano le nostre città” e “che sono più efficaci di cento parole”. Questo quanto scritto dalla Dott.ssa Patrizia Santovecchi, Psicologa e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici (O.N.A.P.). Articolo pubblicato già nel dicembre 2014, sulla rivista scientifica onap-profiling.org.
Ci stiamo abituando a vedere pose seducenti e sorrisi ammiccanti di bambini, neppure adolescenti. Volti e corpi commercializzati e venduti al miglior offerente. Si assecondano le logiche del successo e della perversione di chi in quegli sguardi vede giovani donne e giovani uomini.
Chiediamo alle nuove generazioni di adeguarsi ad essere ciò che parte del mondo adulto vorrebbe che fossero. Giovani modelli provocanti ed attraenti per far sì che ci si interessi a ciò che offrono e non a quel che sono.
Si tratta di semplici immagini?
Non lo sono certamente. Questa la risposta della Dott.ssa Santovecchi alla mia domanda, nella diretta del 21 settembre scorso, sulla Pagina Facebook di Camera Minorile di Grosseto.
“Sono identificazioni e idealizzazioni destinate ad orientare e formare le nuove generazioni, spingendole sempre più verso una precocità e promiscuità sessuale che non tiene conto dell’effettiva maturazione e, quindi, della competenza intellettiva, emotiva ed affettiva propria del bambino”.
“Queste immagini diventano punti di riferimento, modelli identitari, il bambino apprende che per essere visto, deve essere così come la società degli adulti lo vuole”.
“Di conseguenza anche l’aggressività e le modalità che questi ragazzi adottano prima erano disconosciute a quell’età e sempre più adulti fanno fatica a rapportarsi con loro e ad ascoltarli.”
Questo, purtroppo, ce lo dicono le pagine di cronache.
E le immagini sessualmente orientate dei nostri bambini e ragazzi sono oro che luccica per le attività criminali.
Quali in particolare? Quelle legate al mercato della pornografia minorile e della pedopornografia.
Nel dark web queste hanno trovato, purtroppo, terreno fertile, ma si registrano scambi e produzione di materiale di tale natura anche a mezzo Telegram, Whatsapp e Facebook. Anche su alcune piattaforme di videogiochi per ragazzi.
Quali sono le norme del codice penale che riguardano queste condotte?
Quando parliamo di pornografia minorile e pedopornografia, stiamo discutendo di reati. Sono quelli previsti e puniti dal codice penale, agli artt. 600 ter e 600 quater.
Con queste norme l’ordinamento italiano si è conformato agli Stati europei.
Obiettivo quello di garantire l’integrità fisica e psichica del minore.
Perché? A fronte dell’aumento registrato nell’ultimo decennio, soprattutto della pedopornografia online. Si parla nel 2019, del 25% rispetto ai dati dell’anno precedente e l’età dei minori coinvolti scende fino ai sette anni di età.
I social, inutile dirlo, non sono un luogo sicuro, né un album di ricordi dove conservare le proprie foto ed i propri video, per rivederli in futuro. E’ luogo di condivisione e, come tale, accessibile a chiunque, anche a chi nelle immagini innocue ed ingenue ritraenti un bambino vede qualcosa d’altro.
Un’importante sentenza della Corte di Cassazione del 2007 (n. 41570 del 12/11/2007 III sez. pen.) ha affermato il principio che l’accesso ai siti a pagamento per visionare materiale pornografico, costituisce reato. La libertà sessuale, infatti, non può essere considerata lecita e costituzionalmente garantita quando comporti danno per le altre persone. Non lo è specialmente se si tratta di soggetti incapaci di difendersi e impossibilitati ad operare delle libere scelte.
Questa è sicuramente una pronuncia importante che ha condotto alla condanna di coloro che su questi siti navigano, nel loro quotidiano, fruendo di tali “servizi”.
Ma il problema è l’esistenza stessa di queste piattaforme, ovvero che persone dedite alla visione ed al procacciamento di contenuti pedopornografici possano navigare indisturbati. In queste aree del web, in molti casi, la navigazione è criptata ed è garantito l’anonimato agli utenti.
Cosa possono fare le Autorità per contrastare la pedofilia culturale e le altre forme di abuso?
Fortunatamente alla Polizia Postale e delle Comunicazioni sono stati attribuiti poteri investigativi molto efficaci.
Tali strumenti le consentono di procedere ad acquisti simulati ed a scambio di materiale pedopornografico; attivare siti web sotto copertura; “navigare” nella rete con agenti sotto copertura; partecipare con i propri agenti (infiltrati) ad iniziative di turismo sessuale.
È ammesso il differimento nel tempo dell’esecuzione di atti di polizia giudiziaria altrimenti immediatamente obbligatori. Sono consentite la confisca e l’affidamento da parte dell’Autorità dei beni e dei materiali sequestrati agli organi di polizia giudiziaria per l’utilizzo in attività di contrasto a questi fenomeni.
Questo consente alle autorità direttamente impegnate nella lotta alla pedofilia culturale ed a quella agita, nonché a tutte le altre attività criminali ad esse connesse, di agire per la tutela dei nostri bambini e ragazzi.
Si tratta, però, di azioni di “repressione” di comportamenti costituenti reato che si stanno già consumando.
E’ necessario pensare a politiche di prevenzione e maggiore tutela perché queste condotte non si possano porre in essere.
Per approfondire tematiche socio giuridiche come queste visitate la pagina facebook CAMERA MINORILE.